Serapo e Nettuno – 16

Improvvisamente Serapide sente “qualcosa” nella mente di Seopra, un’interferenza. Serapo non sa che la nube è un’emanazione della dea stessa e, senza volerlo, ha permesso un collegamento tra le tre menti. Serapide sente subito il luogo della nube da cui parte il pensiero incidente, si gira e guarda Serapo. La vestale, non è una sprovveduta, intuisce “qualcosa” quando incrocia lo sguardo della dea, e subito concentra il suo pensiero sul mare, sul cielo … ma Serapide, non solo sente il tentativo dissuasivo, ma va oltre: mare. cielo … “alba”.

Non succede nulla, la cerimonia continua passando ad altre fasi, Serapo, ignorata dalla dea, è tranquilla e partecipa, anche con molto interesse al rituale di mezzanotte, più elaborato di quello solito, che chiude i festeggiamenti della sera.

È ancora notte, quando Serapo furtivamente si alza ed esce dal dormitorio. Fuori la luminescenza della nube azzurra da colore alla notte. La fanciulla cammina piano, rasente il muro, e non si accorge che un’ombra, avvolta in un telo azzurro come la nube, la segue. È una delle giovani vestali persiane che comandata dalla dea segue, senza farsi notare, Serapo. Quando sono fuori dal tempio, l’atmosfera, senza la nube, è grigia anche perché la luna è al tramonto, allora la fanciulla persiana rigira il telo che la nasconde, il rovescio è grigio e continua a seguire Serapo.

Poco dopo Serapo giunge alla radura della collina, la notte è stellata e poiché è molto presto la fanciulla si siede su un grosso masso e guarda le stelle. Anche la vestale persiana è ferma, la sorveglia da lontano. Serapo si alza e, continuando, di tanto in tanto, a guardare le stelle si avvicina al cespuglio che nasconde l’ingresso della grotta. A questo punto, non notando nulla di strano, la fanciulla persiana decide di andare via ma quando girandosi si accorge che Serapo è scomparsa, ritorna sui suoi passi e si avvicina al cespuglio.  La scoperta dell’ingresso è immediata, il pedinamento continua nella grotta fino all’uscita verso il mare.

Serapo scende sulla spiaggia e scruta il mare, l’altra si ferma sull’uscio della grotta e, nascosta, continua la sorveglianza. Compare sul mare il serpente che, con il suo divino cavaliere, raggiunge la riva. Nettuno, posa il tridente, prende tra le braccia la sua amata, coprendola di baci e carezze. È ancora molto presto, i due amanti si siedono a riva continuando le effusioni amorose. La vestale persiana non ha bisogno di vedere oltre, né possiede curiosità morbosa, appena vede l’incontro ritorna sui suoi passi risalendo nella caverna.

La fanciulla ritorna al tempio, ancora avvolta nell’azzurro della nube, raggiunge l’alloggio di Serapide, all’ingresso viene fermata dall’egiziano che protegge il sonno della dea, ma un piccolo diadema, sulla fronte, è un lasciapassare sicuro. La dea dorme ancora, la fanciulla, con molta delicatezza si poggia ai piedi del giaciglio e dopo un poco, stanca della passeggiata improvvisa, si addormenta.

Poco prima dell’alba, Serapide si sveglia e vede la vestale addormentata ai suoi piedi, non la sveglia anzi, con una leggera carezza sul viso, le dona un sonno ristoratore. Alla dea è bastato un leggero contatto con la mente della fanciulla per conoscere tutto quello che ella ha visto. Consapevole che lei, malgrado divina, nulla può contro il dio Nettuno, non   ha alternative, deve    rivolgersi   al sommo Giove.

Esce dal suo alloggio, raggiunge il patio dell’ultimo livello, mette a guardia dell’ingresso, per non essere disturbata, un egiziano e, di fronte al fuoco azzurro, pronuncia una preghiera a Giove:

– Giove. Sono Serapide e in nome di un’antica amicizia, ti chiedo di intervenire con la tua saggezza, per risolvere un grave episodio che turba la mia religione e offende la fede dei miei devoti cittadini. La mia vestale Serapo, prossima a diventare sacerdotessa, si è lasciata circuire dal dio Nettuno e con lui, prima che faccia giorno, giace in amore in una grotta ai piedi della collina dove sorge il mio tempio. La vestale, invasa dalla passione, ha rinunciato ai voti pronunciati e vive nell’inganno. Nettuno è un dio potente, io nulla posso contro di lui, inoltre il mio culto si svolge a contatto del suo regno. I miei templi sono tutti vicino al mare e dal mare i miei cittadini traggono sostentamento. Non posso compromettere né la mia fede né i miei fedeli cittadini. Nella tua divina sapienza saprai scegliere sia la sorte della mia “smarrita”, sia come mettere fine a siffatta tresca che offende e svergogna la mia persona. Confidando della tua amicizia, elevo a te, sommo padre degli dei, questa mia preghiera.

Mentre la dea così parla, un sottile raggio di luce argenteo illumina la sua fronte. Giove ha ascoltato la sua preghiera. Serapide, soddisfatta e fiduciosa, invia a Giove un suo impulso mentale, pieno di amicizia e ammirazione. Ritorna quindi nei suoi alloggi, dove, aiutata da due vestali persiane, si prepara per le cerimonie del giorno. Quando la dea è pronta si accorge che la giovane vestale dorme ancora sul letto, la sveglia con una carezza sulla guancia e l’invita a prepararsi per il cerimoniale imminente.

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