Serapo e Nettuno 9

– Ora andiamo Sira ci attende.

– E se c’è Nettuno? Cosa facciamo?

– Non lo so. Speriamo che oggi non venga. Devo ancora decidere bene. Vieni, andiamo.

Quando le fanciulle arrivano sulla spiaggia Sira è già a riva, la sirena sta giocherellando con alcuni pesciolini della battigia, li prende con la mano a vaschetta, li porta in alto e a un suo cenno, questi fanno un guizzo e ricadono in acqua. Le fanciulle si fermano a guardare come i pesciolini si divertono e come seguono una fila nel turno.

Seopra, in silenzio per non disturbare il gioco, mette un piede nell’acqua per avvicinarsi e vedere meglio, ma appena il suo piede si bagna i pesciolini spaventati fuggono via. Sira si gira verso le fanciulle e dice: – Ben arrivate, siete in ritardo. Poi indicando con la mano Seopra aggiunge: – La tua bellezza non affascina i pesciolini, ma affascina me! Vieni ti presenterò i pesciolini.

– A me non li vuoi presentare? – Dice Serapo allegramente risentita.

– Sì. Li presenterò anche a te. O vuoi che ti presenti il loro sovrano?

Serapo e Seopra si guardano ammiccando, poi Seopra rivolta all’amica – Come idea non è male. Perché non approfitti di questa opportunità? Io al posto tuo non ci starei a pensare molto.

– Ma lei non è sensuale come te. È più timidina. – Dice Sira.

– Timidina? Finché non decide. Tu non la conosci bene come me. Se Serapo si scatena vedrai che “timidezza”.

– Smettetela! Pettegole! Andiamo a conoscere gli amichetti di Sira.

– Si, è meglio.  – Conclude Sira. – Altrimenti mi prendo ancora offese. Pettegola! Non bastava già malvagia?

Quindi si tuffa sott’acqua e, poco dopo, ritornando seguita da una cinquantina di pesciolini, invita le fanciulle a scendere in acqua.

Tranquillizzati da Sira, i pesciolini riprendono il gioco del tuffo dalle mani delle tre fanciulle. Terminato il gioco, Seopra propone di cavalcare, insieme a Serapo, Sira per andare come la prima volta a nuotare lontano dalla riva. Quando sono al largo Serapo si accorge di un forte affiatamento tra Sira e la sua amica, nota che le carezze che di scambiano sono molto più decise e sentite. Lei non si sente trascurata perché la sua mente è rivolta a Nettuno. Anzi vedere le sue amiche così vicine le procura un piacere e nella sua mente comincia a immaginare le carezze di un essere dell’altro sesso. Non ha mai frequentato un maschio.

Anche quella mattina il chiarore dell’alba imminente mette termine ai giochi delle fanciulle e, anche se a malincuore, si salutano. Durante il ritorno al tempio Serapo e Seopra sono piuttosto silenziose, camminano tenendosi per mano per abitudine, ognuna ha pensieri nella mente. L’una decisa a darsi all’avventura con il dio, l’altra si è accorta che Sira la tenta e non se ne dispiace, anche lei si sente attratta dalla sirena.

Il silenzio delle due fanciulle dura per tutto il giorno, solo a pomeriggio inoltrato prima che Seopra deve raggiungere il tempio sotterraneo, Serapo saluta l’amica – Ciao bellissima, questa volta non ho raccomandazioni da farti, sarebbe un’offesa alla tua saggezza.  Voglio solo salutarti come la mia più cara amica. La stringe forte lungamente e sottovoce le sussurra la sua decisione di parlare al dio Nettuno, di non fuggire e di essere disponibile a lasciarlo avvicinare. Seopra la bacia sulla fronte e, ponendole le mani sulle guance, le augura un felice domani.

Serapo partecipa tranquilla al rituale del tramonto e, dopo il riposo, a quello di mezzanotte, ma dopo quest’ultimo non riesce a prendere sonno. Non si sente agitata, anzi è molto serena, sogna a occhi aperti le parole, gli avvenimenti e tutto quello che potrebbe accadere l’indomani prima dell’alba. È tuttavia un sogno da bambina, vede sé stessa e Nettuno passeggiare sulla riva, solcare il mare a cavallo del serpente, e ancora passeggiare su isole fantastiche e poi sott’acqua nel regno marino in compagnia del suo re. Poi si accorge che il sogno è troppo fantasioso e pensa di renderlo più aderente alla realtà, ma è molto difficile perché non ha mai vissuto un’esperienza d’amore. Preferisce continuare con la fantasia. Poco dopo sente che l’ora di alzarsi è giunta, tra poco la realtà prenderà da sola il sopravvento sull’irrealtà del sogno.

Quando è fuori dal tempio e si avvia verso l’ingresso nascosto, si accorge che è dominata nella mente e nel corpo da una serenità eccezionale, cammina con passo leggiadro, con il sorriso sulle labbra e con gli occhi brillanti. “Come fanciulla che va a suo primo incontro d’amore” potrebbe definirsi se solo se ne rendesse conto. Il suo passo e il suo portamento sono pari a quelli di un rituale. Non potrebbe apparire diversa. sono anni che il ruolo di vestale le condiziona la vita.

Entrata nella caverna, perde la sua posizione dignitosa; la discesa tra le rocce non consente un cammino leggiadro, ma non le fa perdere la serenità e la determinazione. Raggiunta la cavità maggiore, si ferma vicino alla conchiglia, la prende e si avvia verso l’uscita. Tenere in mano la conchiglia le infonde sicurezza, almeno così le sembra. Esce dalla grotta e guarda verso il mare, il dio è in acqua, solo la sua testa affiora. Serapo si ferma, non ha paura ma non riesce a muoversi, indietreggia e rientra nella grotta di spalle, si ferma quando Nettuno scompare dalla sua vista.

Il dio sente che la fanciulla è ferma nella grotta, con calma sale verso l’ingresso.

Serapo stringe con le due mani la conchiglia cercando di prenderne la forza e, quando sente che il dio si avvicina, rimane immobile e chiude gli occhi. Anche Nettuno si ferma proprio davanti a lei. Sono ambedue immobili l’uno fuori la grotta l’altra, a pochi passi, dentro la grotta. Malgrado le esperienze amorose con ninfe e donne bellissime, l’immagine della vestale incanta il dio. Questa fanciulla, con i suoi lunghi capelli biondi sciolti sul seno, coperto da una leggera tunica rosa, con le mani unite e una luce, di più colori, che si insinua tra le sue dita e si riflette all’esterno sulla bianca carnagione del viso, delle braccia e delle gambe, appare a Nettuno come un essere immortale disceso dall’Olimpo. Oltre all’immagine, anche il profumo di fresche essenze boschive che emana dalla fanciulla, esalta il suo aspetto.

Anche Serapo sente la presenza del dio attraverso la percezione del profumo del mare che l’avvolge con delicata fragranza.

Il dio le parla: – Le tue origini sembrano divine, non tanto per la tua bellezza che è umana, ma per tutto ciò che permea il tuo essere e il tuo spirito. H conosciuto dee, ninfe, donne mortali, ma nessuna ha mai acceso in me una passione così grande, così forte ma nello stesso tempo così soave.

In te, candida fanciulla, vedo la natura stessa, in me sento accrescere il desiderio di averti, ma per la prima volta nella mia esistenza non forzerò la tua volontà, sarai tu libera di scegliere l’amore.

Serapo ascolta queste parole che esaltano la sua bellezza, sempre a occhi chiusi allunga le mani e mette in evidenza la conchiglia. Nettuno delicatamente gliela toglie dalle mani, di scatto la fanciulla apre gli occhi e, prima che possa decidere cosa fare o dire, il dio la previene dicendole:

– Questa conchiglia, che ti ho regalato, contiene in sé i colori dell’arcobaleno ma non è questo il suo vero valore, è un oggetto senza tempo e senza spazio. È necessario che sia immersa in acqua marina che scaturisce dalle mie mani, solo allora il suo potere si rivela.

Serapo guarda affascinata la conchiglia nelle mani del dio, non ha capito bene cosa ha detto perché è ancora emozionata dalle parole che il dio le ha rivolto. Nettuno, mentre lei guarda la conchiglia, ha posto le sue grandi mani in maniera tale che formano una piccola conca al centro della quale vi è la conchiglia, poi dalle mani, come sorgente limpida, affiora dell’acqua che copre la conchiglia.

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