Serapo e Nettuno – 8

A un tratto vede un leggero movimento nel mare, smette di parlare e si allontana dalla riva, e con il timore di vedere il dio uscire dall’ acqua si avvia verso la grotta, sempre girandosi a guardare il mare.  Raggiunta la caverna si ferma vicino all’appoggio dove la conchiglia emana la sua luce misteriosa, trova un sedile naturale di roccia e si siede. È ancora presto il sole non ha ancora terminato il suo percorso notturno, Serapo chiude gli occhi e si immagina le sembianze di Nettuno, può solo immaginarle perché lo ha visto sempre da lontano. Poi il suo pensiero va a Sira, lei deve conoscere bene il dio, perché non vuole parlarne? Poi si ricorda le parole della sirena: Ingenua. Non sai che le belle donne sono sempre piaciute alle divinità e quelle di Seopra: Ma sei anche un bell’ esemplare di femmina.

Femmina, donna. Questi due termini le martellano nella testa; ma lei, com’è veramente? La sua immagine le è sconosciuta, nel tempio non esistono specchi. Il suo corpo lo conosce, lo vede, lo tocca ma sempre una parte alla volta, il suo viso poi non lo vede da anni. Tutte le vestali sono delle belle fanciulle, forse anche lei è bella. Come Seopra? No, la sua amica è certamente più bella di lei. 

Con la mente assorta in questi pensieri non si accorge che il tempo passa, ad un tratto vede che la luce nella caverna è aumentata, guarda incuriosita la conchiglia pensando ad un’altra stranezza, ma capisce che la luce entra dall’ingresso verso il mare. Sarà già l’alba!

 Corre e si precipita verso l’uscita a monte, quando esce però si accorge che è solo una chiara e colorata alba, il sole è ancora nascosto.

Di buon passo si avvia verso il tempio.

La giornata nel tempio passa tranquilla per quanto riguarda le attività che Serapo deve svolgere come vestale, ma quando è sola si sente agitata e pensierosa. La presenza del dio nella sua vita è un fatto che non riesce a definire. Lei è stata sempre presente nella sua realtà, ha sempre risolto velocemente qualunque problema o avversità. Ma questa volta la realtà non è chiara, non presenta soluzioni perché non conosce i termini del problema, forse non è nemmeno un problema. Ma cos’è? La fanciulla dopo le parole di Sira ha più o meno capito perché il dio la cerca … e se lei non andasse più alla spiaggia! Ma la rinuncia al mare è troppo dolorosa. Al mare non può rinunciare, perché sarebbe anche un allontanamento da Sira, questo coinvolgerebbe anche la sua amica Seopra, così entusiasta del loro segreto. Che fare? Forse non c’è altra soluzione che “attendere che accada quel che deve accadere”. Oppure tentare con un oracolo? Ma è ancora una vestale e da sola non può eseguirlo, di certo non può chiedere aiuto alle sacerdotesse, loro sì che potrebbero. Oppure dovrebbe tentare insieme ad altre vestali, per unire le loro forze. Ma quali? Seopra, Praseo e poi chi altra?  Praseo non è così intima come Seopra, anche se la fanciulla è sembrata sempre molto disponibile, Serapo non ha mai approfondito l’amicizia e ora ci vorrebbe troppo tempo, che non c’è, per farlo e poi non sarebbe onesto.

Con tutte queste argomentazioni che fluttuano nella sua mente, Serapo raggiunge il giaciglio e si addormenta.  Per il rito di mezzanotte si sveglia calma e tranquilla, il riposo è stato salutare principalmente per la mente.

Quando ritorna nel giaciglio i suoi pensieri sono rivolti verso Seopra, domani ritorneranno in spiaggia e sarà un felice inizio della giornata. Con la speranza che anche Sira l’indomani sia presente. Serapo dolcemente si addormenta.

La mattina seguente Serapo e Seopra si incontrano molto presto, ormai per le fanciulle è un impegno serio, mentre si avviano verso la caverna si scambiano alcune confidenze.

Seopra: – Amica mia, sono proprio contenta di come procede la mia preparazione. Sono stata molto concentrata e ho avuto anche i complimenti dalla mia istruttrice. Le mie mani si sono già molto abituate a resistere al fuoco, ieri nelle prove di resistenza sono stata la più brava. Alcune fanciulle volevano resistere come me, quasi come una sfida, ma a un tratto urlando per il dolore hanno lasciato cadere in acqua le conchiglie. Le istruttrici non le hanno trattate male ma hanno ricordato loro che, se vogliono essere vestali, devono perdere qualunque istinto malvagio. L’invidia, la rivalità, lo stesso guardare le altre allontana loro dalla concentrazione e dunque dalla possibilità di conseguire il necessario allontanamento dal mondo reale che è la base della religiosità.

Quelle che hanno capito si sono tanto angosciate da piangere, poi spontaneamente sono venute da me per essere perdonate, mi hanno baciato sulla fronte e si sono inginocchiate pentite ai miei piedi. A questo punto anche io mi sono commossa, ma senza piangere, e le ho invitate ad alzarsi e ho ricambiato loro il bacio sulla fronte. Anche questo mio comportamento è stato molto apprezzato, inoltre ho capito che il loro pentimento era sincero e che il bacio che aveva dato loro era la prova del mio affetto e della mia stima.

Serapo, a queste parole si ferma, guarda l’amica negli occhi e si accorge della loro brillantezza e dello sguardo profondo, le prende dolcemente la testa tra le mani, la bacia sulla fronte, si inginocchia ai suoi piedi e, prima che l’amica possa compiere un gesto o dire una parola, dice:

– Fermati. Non ti muovere e ascolta. Tu sei più giovane di me, ma sei destinata a essere una vera sacerdotessa, lo sento. Serapo, la tua amica del cuore, è turbata da pensieri e indecisioni.

Ti ripeto, ascolta e dammi il tuo consiglio. Io quando sono sola ho la mente invasa da immagini, pensieri e non sono in grado di decidere. Le immagini sono quelle della mia felicità con te e con Sira, poi queste immagini sono sostituite da quelle del dio che ho visto a mare, e mi danno un senso di paura.  Le sue parole non mi fanno paura, anzi, dopo le parole di Sira e le tue, mi danno un senso di orgoglio e di esaltazione della mia femminilità, cosa questa che mette in crisi il mio essere vestale.

Seopra, ascoltate immobile le parole dell’amica, si inginocchia di fronte a lei e scruta i suoi occhi. Istintivamente poggia l’indice e il medio delle sue mani sulle tempie di Serapo e chiude gli occhi.

La giovane vestale non ha ancora sviluppate le capacità di chiaroveggenza, tuttavia nella sua mente si accavallano immagini varie: un serpente marino che esce dal mare, un tridente sulla spiaggia, due giganti che scuotono una montagna, ma le immagini più ricorrenti sono quelle di due amanti che si abbracciano e si carezzano con passione, la donna, anche se non è completamente visibile, somiglia molto a Serapo.

Seopra apre gli occhi e trova lo sguardo della sua amica fisso nei suoi occhi, consapevole che l’amica ha intuito il suo tentativo di comprendere. Non sa dare alle immagini viste parole appropriate. Ma sa che l’amica è in attesa di una risposta. Le prende le mani e le dice: – Io non sono ancora capace di comprendere quello che ho visto nella mia mente, è la prima volta che provo, posso solo riferirti le immagini. Se vuoi? Possiamo cercare di interpretarle insieme.

– Sono pronta. Dimmi tutto.

– Un serpente marino uscito dal mare si immobilizzava sulla spiaggia.

– La spiaggia era la nostra?

– Non lo so, era una spiaggia senza riferimenti. Ma non mi interrompere altrimenti perdo qualche immagine. Poi ho visto due giganti che muovevano dei massi, delle rocce, una montagna … Non era molto chiaro. Poi   un tridente   sulla spiaggia spezzato o coperto, non so, vedevo solo le punte.

Queste immagini si alternavano, in maniera casuale, insieme a un’altra, più ricorrente, quella di due amanti che si baciavano e si carezzavano con tanta passione. Tutto queste immagini erano avvolte da un velo azzurro, come il mare! Ora che ci penso, sì … Tutto era nel mare.

– E poi cos’altro hai visto?

– Poi niente altro. Ti ho già detto che le immagini si ripetevano continuamente come se volessero aiutarmi a capire.

Serapo rimane un poco in silenzio poi, si alza in piedi, guarda l’amica ancora in ginocchio, le poggia le mani sul capo e dice:

– Ah! Questa tua testolina! Che mente c’è dentro? Tu hai visto tutto. Alcune cose sono chiare, molto chiare altre sono coperte dal fato e sono difficili da comprendere, almeno da noi. La cosa certamente chiara è che il dio Nettuno è al centro di tutto. Sira non l’hai vista? Vuol dire che lei è fuori dal mio destino. Ma tra gli amanti la donna chi era? Com’era?

– La donna eri tu. Non l’ho vista bene perché i capelli, come i tuoi, le coprivano sempre il viso. Ma ho capito che eri tu.

– Ed ora me lo dici? Perché non prima?

– Perché anche le altre immagini hanno un significato, forse più importante di quelle chiare. Come dici tu: il fato le nasconde. Perché?

– Il segreto è nel fato stesso, amica mia. Mi sei stata di aiuto veramente. Ora so quello che devo fare, mi deve passare la paura e parlare a Nettuno. Il mio destino è segnato dal dio.

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