Serapo e Nettuno – 7

– Nettuno? Il dio? Allora è lui quello che mi ha parlato. Io sono ancora spaventata. – dice Serapo.

– Quando ti ha parlata? Cosa ti ha detto? – Le chiede Sira.

– Ieri. Ero sola a farmi il bagno quando una voce, che usciva dal mare, mi ha detto che ero una ninfa e mi bagnavo nelle acque limpide. Io gli ho chiesto chi fosse, e la voce mi ha risposto di essere il dio Nettuno. Io ho avuto paura e sono fuggita.

–  Sempre la solita fuga. È la paura che non ti lascia. Certamente era Nettuno, tu ti bagnavi nel suo regno e lui ti ha salutato. Che paura hai?

– Seopra, che ha ascoltato in silenzio, interviene: – E la conchiglia? Quando te l’ha data?

– Quale conchiglia? – Dice Sira.

– No. Non me l’ha data. Quando il dio è andato via, ho visto una cosa che brillava sul mare allora, con un poco di coraggio, sono andata a prenderla.

– È una conchiglia bellissima.  È tutta colorata e fa luce al buio, Serapo la tiene nella grotta. – aggiunge Seopra.

      – Sì. È certamente un regalo di Nettuno. Ti ha vista spaventata e ti voleva tranquillizzare – dice Sira.

– Ma perché proprio a me? Cosa vuole da una giovane mortale come me?

– Ingenua. Non sai che le belle donne sono sempre piaciute alle divinità. – dice Sira.

– Ma io sono una vestale e anche molto giovane. – Replica Serapo.

– Ma sei anche un bell’esemplare di femmina. – aggiunge Seopra.

– Simpatica e sagace la tua amica. Ma qual è il suo nome? Non me l’hai nemmeno presentata. – dice Sira.

– Ma come? Prima te la sei sbaciucchiata continuamente e ora t’interessa il nome? Brava Sira. Io non te lo dico. Se vuole te lo dirà lei stessa … Vero, Seopra?

Sira non può trattenersi dal ridere, girandosi guarda le fanciulle sono ancora sui suoi fianchi. Poi esclama, con entusiasmo: – Siete le due vestali più pazzerelle che io abbia mai conosciute, inoltre non so scegliere tra voi due chi sia la più simpatica. Ma andiamo a riva, che in due pesate abbastanza.

Lentamente si avvia verso la riva. Seopra dice: – Sai Sira. L’altro giorno io e Serapo abbiamo fatto il bagno nude!

– Ho capito. Con te si lancia la “fuggitiva”. Con me è ancora timida.

– Ma Seopra che dici? Era prima dell’alba, era buio. – Si giustifica Serapo. Poi a Sira risponde: – Tu perché ti scandalizzi, sei sempre nuda.

– Veramente, io sono nuda a metà rispetto a voi nude “intere”.

Raggiunta la riva, le tre amiche si divertono ancora un poco giocando nell’acqua limpida, rincorrendosi. Molto vicino alla riva, le fanciulle sono più veloci della sirena, la coda le serve poco e deve procedere a saltelli. Le fanciulle scoprono questa lacuna e si divertono a metterla in difficoltà. Ma Sira si diverte anche lei.

– Allora cosa pensi di Sira? – chiede Serapo a Seopra.

– È meravigliosa. Bellissima e affettuosa. Hai notato come stringe e bacia con entusiasmo? Mi piace molto. Ora è anche amica mia.

– Sì. È proprio così. Con la sua compagnia, la sua allegria e, perché no, con le sue carezze, il tempo passa veloce e pieno di allegria. Sono proprio contenta che piace anche a te. Con due amiche come voi sono felice.

Arrivate al tempio le due fanciulle si preparano per ll cerimoniale mattutino, al quale partecipano, a giorni alterni, le vestali che si stanno preparando all’iniziazione nel tempio sotterraneo. Serapo e Seopra dopo il rito partecipano insieme ad altre attività più materiali, come fare ordine tra gli oggetti di culto, preparare ghirlande e cercare erbe aromatiche per preparare profumi e incenso rituale. Le fanciulle non si dicono nemmeno una parola, si scambiano solo occhiate con sorrisi sommessi, sono un poco trasognate e si sentono molto unite e contente dei loro comuni pensieri segreti.

Solo al pomeriggio, prima che Seopra vada al tempio sotterraneo, rimanendo da sole si ricordano le “gesta” mattutine. Serapo si preoccupa quando si accorge che, da come ne parla, l’amica è mentalmente colpita dalla conoscenza di Sira, ciò potrebbe procurarle distrazione durante i rituali d’iniziazione, in particolare quello del fuoco.

Guardandola negli occhi così l’ammonisce: – Promettimi che, durante i rituali, in particolare quello del fuoco, la tua mente sarà libera dall’immagine di Sira e dai nostri segreti. Sono molto preoccupata, non vorrei vederti con altre bruciature. Stai molto attenta che l’olio infuocato lascia profonde cicatrici, oltre al dolore del momento. Guarda il tuo dito ancora nero solo per il fumo, immagina il fuoco.

–  Sarò attenta. Il mio ruolo di vestale è lontano dai miei pensieri e dal mio corpo, tu e Sira siete nel mio cuore non nella mia devozione. Non preoccuparti io sarò tre Seopra: una per Serapide, una per te e una per Sira.

– Il tuo dire così saggio mi tranquillizza. Ciao amica mia, buon rituale, – conclude Serapo.

È ancora buio quando Seopra, la mattina successiva, è pronta per iniziare il rituale dell’acqua e del fuoco. Nel tempio sotterraneo è sempre “notte” illuminata da fiaccole e fuochi vari. Ricordandosi le parole di Serapo, Seopra è molto calma e attenta, il rituale comincia in maniera diversa. Quando entrano in processione nella sala della piscina, le vestali trovano tutte le conchiglie con il fuoco acceso che galleggiano sull’acqua.

       Lo spettacolo è affascinante, al centro della vasca le quattro istruttrici hanno le braccia tese verso l’alto e, in mano sulla verticale della testa, hanno le loro conchiglie accese.

      Seopra guarda affascinata le fiammelle che con il riflesso dell’acqua si moltiplicano illuminando da sole l’intera sala. Riflette sulla posizione delle istruttrici, con le braccia dritte sulla testa e con le mani ad angolo che reggono le conchiglie deve essere molto difficile, anche perché gli occhi delle istruttrici guardano avanti.

Le fanciulle girano intorno alla vasca e poi, istintivamente, prendono il posto della mattina precedente. A questo punto le istruttrici, rimanendo con le braccia in posizione, con un lento movimento del bacino creano delle piccole onde che spingono le conchiglie verso le fanciulle poi, quando tutte le fanciulle hanno preso dall’acqua le conchiglie, abbassano lentamente le mani portandole avanti. Seopra guarda con ammirazione le quattro vestali, come avranno resistito tanto tempo al calore delle conchiglie? Forse la loro esperienza è tale che possono dominare il fuoco? Sì. Intuisce che quest’ultimo interrogativo è reale.

Gli esercizi eseguiti quella mattina sono ancora simili a quelli precedenti, solo alcuni sono leggermente complessi e la difficoltà è quella di eseguirli a occhi chiusi, ma per fortuna il tempo del movimento è breve. Seopra è tanto concentrata nell’eseguire quest’ultimi esercizi che anche a occhi chiusi le sembra di seguire con lo sguardo le fiammelle. Forse è proprio quello che devono apprendere. Infatti, nel discorso di benvenuto la sacerdotessa del tempio sotterraneo aveva detto loro che l’iniziazione era “l’apertura della mente ai fenomeni della natura”.

Dopo il riposo le   fanciulle   riprendono la prova del ferro e del legno, uguale a quella del primo giorno, l’unica differenza è che i quadrati dei due materiali sono stati sostituiti da forme circolari leggermente più piccole. Questo per rendere, man mano, più sensibili le mani alla minore superficie, ovvero alla minor massa.

Quella stessa mattina, molto presto, Serapo va alla spiaggia. Arrivata sulla riva scruta il mare ancora piuttosto scuro, l’alba é ancora lontana, e non ha il coraggio di scendere in acqua.

L’interesse per lei del dio Nettuno da un lato l’affascina ma dall’altro le incute una certa paura. La curiosità tuttavia è molto forte, in particolare quella di sapere se la conchiglia iridescente è un regalo del dio.

Senza scendere in acqua, dalla riva sottovoce dice: – È tua la conchiglia luminosa? Te la devo restituire? È molto bella. Posso tenerla?

Serapo non riceve nessuna risposta, prima pensa che Nettuno non ci sia, ma rimane sulla riva, poi crede di aver parlato troppo sottovoce. Ma nessuna delle supposizioni è esatta, Nettuno c’è e ha sentito ma non vuole farsi vedere, preferisce che Serapo parli, forse se parla molto, acquista coraggio.

Serapo, come il dio ha previsto, ricomincia, con voce più forte, a parlare: – La conchiglia è molto bella. È tua? Posso tenerla? L’ho messa nella caverna, fa una luce bianca che illumina il mio cammino. A volte penso che sia un tuo regalo.

 La fanciulla è una vestale che ha già superato, a suo tempo, molto bene le prove d’iniziazione per cui ha acquisito una buona sensibilità che le permette di capire che il dio, c’è o non c’è, la sta sentendo.

Per cui continua: – Cosa vuoi da me? Io sono solo una vestale, non posso frequentare nessuno. La dea Serapide, mia padrona e signora, non permette distrazioni. Vengo sulla spiaggia perché il mare mi piace molto. Sono nata in unpiccolo villaggio sul mare, da piccina giocavo sempre sulla riva. Ieri sono venuta con una mia amica, a lei ho detto tutto, il suo nome è Seopra. Ora è nel tempio sotterraneo perché è una giovane vestale e deve essere iniziata al culto.

Serapo continua a parlare della vita nel tempio, dei suoi ricordi di bambina, della morte del padre e della decisione di sua madre di portarla al tempio. 

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