Camminare all’alba è molto piacevole. Prima della catastrofe, circa otto secoli terrestri fa, forse anche noi avevamo l’abitudine del passeggio. Il periodo di rivoluzione del nostro pianeta, Xsio, intorno all’astro è più breve di quella terrestre, anche se i giorni sono quattrocentoventuno più uno ogni tre anni per la precessione degli equinozi.
Sento qualche leggero fastidio ai polpacci. Prima di stancarmi, rientro nel cubo.
Fa parte del programma studiare l’essere umano, così diverso da noi Xsiani. Inizio dal vestire. L’uomo ha una temperatura corporea piuttosto costante, che varia solo in condizioni di malattia. Noi abbiamo un adattamento alla temperatura ambientale. Non conosco bene il perché ma penso che sia controllata dall’energia che circola nel nostro organismo.
Per non incorrere in situazioni pericolose credo sia il caso di confezionarmi un abito. Inizio la ricerca. Mi sono fatto una cultura sull’abbigliamento elegante ma sceglierò quello semplice: un pantalone e un maglione. Avrò bisogno anche di una copertura per la testa, con lineamenti quasi umani. Il mio aspetto è troppo diverso, devo premunirmi perché potrei incontrare nel bosco qualche abitante della casa.
4 Sulla Terra dovrò imparare molti mestieri. Inizio con quello del sarto.
Come materia prima adopererò foglie, rami e terreno trasformando tutto in metallo morbido con il trasfibratore.
Ottenuta la lamina-stoffa inizio a coprirmi il corpo con uno strato di plastica, così la chiamano gli umani, per ricavare le dimensioni esatte. Il sarto ”prende” … le misure.
Confezionati maglia e pantaloni, li indosso. Per osservarmi, rendo lucida una parte della lamiera del cubo ma non è molto riflettente. Ora posso completare la testa che ha solo la struttura trasparente del volume.
Osservo il mio viso sullo schermo e lo paragono a quello del piccolo. Lui ha gli occhi luminosi e belli, i miei sono opachi e spenti. La testa non mi sembra molto riuscita, ma considerando quanti tipi di visi diversi hanno gli umani, può darsi che non sia notata molto.
Ho nascosto il disco tra il fogliame e ho montato sullo stesso un microfono direzionale per monitorare gli abitanti della casa.
– Giusy, Giusy – sento una voce dall’altoparlante, sempre inserito, e anche una risposta. – Sì, sì mamma.
Vado allo schermo.
Al prossimo episodio.
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