Lo specchio del nonno – 14

Due anni dopo

Sono passati quasi due anni ed è da tempo che non prova più a toccare lo specchio. La sua vita da Odla ha coinvolto in pieno la sua mente ma non in maniera negativa. Si sente realizzato tanto che è anche preoccupato per gli esami di ammissione alla scuola superiore. Ha compiuto dodici anni da poco tempo e non ha nemmeno festeggiato il compleanno, questa volta senza pensarci molto. Quello dell’undicesimo anno fu, si ricorda bene, un’altra tragedia di adattamento. Pochi giorni prima aveva parlato con le amiche per invitarle a una festa ma anche questa cosa era risultata, tanto per cambiare, un’assurdità della sua mente. In quel posto non si festeggiavano i compleanni, non si festeggiavano gli onomastici. Il calendario non aveva santi e non santificava nessun tipo di festa. Se ne era dimenticato.

– Ciao Odla, stamattina è ancora più presto del solito, il cancello è chiuso, tra poco ci vedremo di notte? – Anna saluta l’amica con questa battuta.

L’argomento di questa alba è relativo alle inesistenti festività. Odla proprio non può trattenersi di ribadire la sua perplessità: – Il giorno dell’unione legale di mio fratello, una festa la farei proprio.

– Una festa. Perché?

– Perché è un giorno speciale, due ragazzi decidono di stare insieme.

– Ma è già un giorno speciale quando vanno a convivere. Non capisco. La festa a cosa serve?

Per Anna è difficile capire il concetto che permane nella testa di Aldo, abituata solo alle due festività annuali collettive, quella di inizio dell’anno e quello di primavera.

Odla cerca di convincere Anna ma la risposta continua a essere negativa anche se più conciliante: – Potrei anche essere d’accordo ma come dici tu è troppo diverso.

Odla, ovvero Aldo capisce che è inutile continuare: – Va bene, hai ragione. Forse è meglio pensare ai nostri esami. Ti senti ben preparata per accedere alla scuola primaria? Io sono un poco preoccupata per il mio accesso alla scuola superiore.

– Ma che paura hai? Tu sei brava.

– Non è l’esame che mi spaventa ma la frequenza della scuola superiore, abituata a studiare sempre da sola come farò ad adattarmi allo studio di gruppo, per giunta con eventuali cambiamenti dei compagni.

– Ma ci saranno sempre gli insegnanti ad aiutarti nelle difficoltà.

– Si, lo so ma la differenza, se ci pensi bene, è notevole. È chiaro che mi adatterò, tu non hai proprio idea quale adattamento ho dovuto superare per vivere.

– Ma questo non me l’hai mai raccontato. Sei stata malata? Molto grave.

– No! Non è stata una malattia, è stata una cosa difficile a spiegare e ancora più difficile da capire.

– Ma tu prova a dirmelo, può darsi che qualcosa potrei capire.   È proprio tanto impossibile?

– Decisamente sì, Anna. È una cosa così strana e intima che, diciamo, non ho il coraggio di confessare nemmeno a te che sei una mia piccola amica.

– Ma allora le tue amiche Oilitta e Onavi lo sanno?

– No. Nemmeno loro. Se lo confessassi potrei sconvolgere la mia o le vostre menti.

– Non ne parliamo più. Odla, questo tuo segreto deve essere molto importante per te. Ho capito perché sei, non sempre ma spesso, piuttosto strana. Deve essere questo segreto che ti rende così. Mi fai quasi paura.

– Esagerata! Ma sembro veramente così strana? Cosa ti sembro? Tu che sei la mia amica più sincera puoi anche dirmelo.

– Anche tu non essere esagerata. Sei una simpatica amica e non hai nulla come persona. È la tua mente che ogni tanto dice delle cose strane che nessuno capisce. Mi ha detto Oilitta che anche in classe, alcune volte, i tuoi insegnanti rimangono pensierosi ad alcune tue battute. Oilitta dice anche che le tue battute sono divertenti proprio perché gli altri rimangono pensierosi e lei si diverte proprio perché diventano strani anche loro.

– Ero sicura che Oilitta va dicendo tutto quello che accade in classe, non può resistere. Però è vero che lei si diverte sempre molto a qualsiasi cosa, fa parte del suo carattere allegro. È anche una vera amica sincera come te e Onavi. Forse anche loro, come dici tu, accettano la mia strana mente per amicizia.

– A proposito di amicizia, verranno con te alla scuola superiore anche loro, sarete nello stesso gruppo?

– Proprio perché siamo amiche non ci metteranno insieme. Per Onavi potrebbe anche capitare ma per Oilitta, che è della mia classe, è proprio proibito dal regolamento.

– Ma stamattina non dovevi portare il testo teatrale al professore dell’attività? – Chiede all’improvviso Anna.

– Sì. L’ho qui nella cartella.

Quando il cancello si apre Odla e la sua amica entrano, seguite da Oilitta e da Onavi, arrivate proprio in quel momento. Odla nota la novità e chiede:

– Come mai stamattina siete venute anche voi presto?

Oilitta chiarisce l’arrivo mattutino: – Oggi è un giorno importante. Hai portato il testo? Noi vogliamo leggerlo in anteprima. Voglio vedere proprio come mi hai trattata.

– Ti ho trattata come meriti. – risponde Odla.

Oilitta precisa: – Io della tua testolina strana e fantasiosa non mi fido. Forza, caccia questo testo.

– Ti ho considerata da brava attrice comica. Non sei contenta?

Odla prende dalla cartella alcuni fogli e li porge alle amiche aggiungendo: – Mi raccomando non mi trattate male se qualcosa non vi piace.

Le ragazze spariscono nel fondo del cortile, dietro l’edificio principale. Odla e Anna si guardano ridendo alla ridicola scena della sparizione veloce e silenziosa. Anna commenta: – Ma cosa hanno quelle due? Sembrano due animaletti del bosco per come corrono a nascondersi. Che cosa buffa.

– Mi sembra che strana, non sono solo io. Ognuno ha qualche cosa di curioso.

– Tu hai di strano principalmente il parlare, ogni tanto dici delle cose che non si capiscono e che nessuno conosce. Il fatto strano è che tu le dici con tanta convinzione come se fossero vere.  

Queste parole colpiscono molto Odla, principalmente perché dette da una ragazzina molto intelligente che sembra sia quasi a un passo dalla comprensione della realtà. E se confidasse ad Anna il suo segreto? No. Non può, potrebbe essere una cosa troppo sconvolgente per la ragazza oppure, nel tempo, potrebbe a sua volta riferirla ad altri. Oltre al fatto che sarebbe costretta a una specie di alleanza con Anna, troppo stretta rispetta a quella delle altre amiche.

La tentazione di confidarsi è forte ma malgrado la stima che ha per Anna il rischio è troppo alto. È meglio tacere.

Il silenzio di Odla, provocato dalla decisione sulla eventuale scelta, è stato notato dall’amichetta. L’intuito della sua piccola amica la sorprende ancora, quando dice: – E dai … Perché non mi dici a cosa stavi pensando?

– Ma sei una ragazzina terribile? Non ho niente da dirti. Te lo ripeto, se tu sapessi potrebbe essere una cosa tanto assurda che potrebbe far male a tutte e due.

– Ma io non ho paura. Quando vorrai dirmela sarò sempre disponibile.

– Ti ho detto che non ho nulla da dirti!

– Va bene, non innervosirti. Ti credo, ho capito che non lo conosci bene nemmeno tu, forse è per questo che non puoi parlare.

– Ecco. È proprio così. Quando lo capirò allora te lo dirò, anzi lo dirò a tutte e tre le mie amiche preferite.

Suona l’entrata e le due amiche si lasciano salutandosi affettuosamente.

Quando Odla si siede al suo banco, Oilitta ancora non è ancora arrivata. La classe si riempie di alunni e l’amica non si vede.

Poi correndo, proprio davanti all’insegnante che si accingeva a entrare, arriva l’amica.

– Oilitta, finalmente.

– La colpa è del testo che hai scritto.

– Ma che dici? Sono solo poche pagine.

– Poche pagine sì. Ma leggi, leggi e non capisci niente. Sono chiari solo i movimenti delle ragazze, il resto è tutto strano e misterioso. Io non ho capito niente, Onavi dice che un poco le piace ma è molto strano. Ma cosa hai scritto?

Prova dell’alunna Orim Odla – classe IV sezione B

LITTA E OTTE

(La scena rappresenta un cortile con un pozzo al centro, sul fondo un porticato con colonne e archi a sesto ribassato, al lato sinistro della scena una panchina e un piccolo cipresso in vaso, al lato destro un’altra panchina e un piccolo ciliegio in vaso. Le luci sono così predisposte: il centro del palcoscenico è mediamente illuminato, il lato destro (ciliegio) è poco illuminato e, seduta sulla panchina, c’è Litta; il lato sinistro è molto illuminato, in piedi sulla panchina c’è Otte. Nel pozzo scende dalla carrucola una corda. Il personaggio Mediatore è nel pozzo, quando parla la corda si muove secondo le parole o l’espressione della voce.)

Litta   (con voce roca) Oggi è proprio una bella giornata. Sono felice.

Otte    (con voce brillante) Ti invidio!

Litta   (sempre con voce roca) Non voglio sentirti. Mi reprimi! … Non esisti!

Otte    La mia non esistenza è già una mia condanna perenne. Infierisci pure, mi è indifferente.

Litta   Oggi vado nel bosco, sarà una passeggiata indimenticabile.

Otte    Io vado, senza muovermi, nel mio triste passato.

Voce   (dal pozzo la corda si muove scandendo le parole) Vanno. L’andare è un privilegio per chi può. Vanno … vanno.

(entrano da destra alcune fanciulle con  tuniche bianche, da sinistra con tuniche nere. Tutte vanno lentamente verso il fondo e si dispongono, dopo essersi incrociate, con i colori delle tuniche alternate.)

Voce   Vanno …  vanno. L’andare fu un privilegio.

Otte    (la voce è meno brillante) Nel mio passato io non ho vissuto, solo ora nel mio presente me ne accorgo. Ma tu hai vissuto? 

Litta   Nel bosco incontrerò le mie amiche, nel ruscello la nostra pelle si asseterà di acqua limpida. I pori berranno a sazietà. Che bello.

Otte    È vero, non mi ascolta. Ecco un’altra mia sconfitta.

Voce   Non può. Non è la sola. Le voci del passato non le ascolta nessuno. (Le ragazze dal fondo ripetono cinque volte, con voce decrescente)  Le voci del passato non le ascolta nessuno.

Litta   Cos’è questo canto? Chi canta?

Otte    È solo un rumore fastidioso! Il canto è quello della civetta.

Voce   Tu senti il canto, tu il rumore. Sentite come ascoltate. Io non sento che un’eco. Nel pozzo tutto è un’eco che gira. (durante le parole la corda si muove girando, seguendo il bordo del pozzo. In contemporanea girano, su se stesse, le fanciulle del fondo. Le bianche verso la propria sinistra, le nere la destra)

Otte    Ma tu chi sei? Forse il destino?

Voce   No, anch’io sono l’eco. L’eco della coscienza, della coscienza nell’assurdità.

Coro   (le ragazze portando le mani, a palme aperte, alle orecchie) Non voglio sentire … non voglio sentire … non voglio sentire (a voce crescente)

Otte    Perché non vedi la tristezza? Perché?

Litta   Il canto è cambiato. Ora è sublime.

Otte    Tu non senti … Tu non vedi

Coro   (portando le mani su gli occhi) Non voglio vedere … non voglio vedere … non voglio vedere.

Voce   Il secchio sale.

Coro   (quando è fuori, il coro ripete tre volte decrescendo) Il secchio è vuoto … il secchio è vuoto … il secchio è vuoto.

Litta   Peccato. Avrei bevuto volentieri l’acqua fresca del pozzo.

Voce   Il secchio è vuoto. Il secchio scende (il secchio scende)

Otte    Tutto è inquinato, il pozzo è torbido.

Litta   L’acqua limpida e fresca disseta.

(la corda si agita ma la voce tace, poi la corda ricomincia a salire, quando è tutta uscita non c’è il secchio ma un personaggio strano e mascherato, il Mediatore che abbandona la corda alla quale si aggrappava e scavalcato il bordo del pozzo esce sulla scena, durante questa fase le fanciulle si ridividono in bianche e nere raggiungendo il centro della scena, si fermano ai lati del personaggio uscito dal pozzo. Quelle vestite di bianco si pongono a destra della scena, quelle vestite di nero a sinistra, tutte si inginocchiano verso il mediatore, che appare un doppio personaggio perché ha la maschera bianca su un vestito nero e, quando si gira, una maschera nera su un vestito bianco)

Litta   Che bella maschera. Chi sei?

Otte    Che mostro. Vattene!

Litta   Ho capito. Sei il bene e il male.

Otte    No. È solo un personaggio grigio. Il grigiore dell’esistenza che è ci viene sempre proposta dai bianchi e dai neri.

Litta   (si alza dalla panchina e, con un percorso lungo i bordi del palcoscenico, si avvicina al Mediatore) Mi sento attratta dal tuo bianco candore ma anche dalla tua nera falsità, io amo la mia doppia esistenza, perché amo la vita.

Otte    Io amo la morte.

Mediatore   No. Nessuno di voi due ha capito né capirà. Io non rappresento niente, sono solo quello che voi siete insieme. Nessuno da soli.  Qualcuno o, se più vi aggrada, insieme qualcuno da soli nessuno. Voi siete se siete, ma siete anche se non siete.”

(sipario)

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