Lo specchio del nonno – 11

Terzo giorno

La sveglia suonava come un carillon, intensificando il volume fino a quando non veniva fermata. Odla salta dal letto come un grillo mentre lui ancora sonnecchiava.

La mattina è simile a quella del giorno precedente, la colazione con il fratello ha di diverso il dialogo. Aniram, ancora scottato della sconfitta, inizia subito le schermaglie: – Mi devi proprio spiegare come hai fatto? Tu non hai esperienza di giochi, non hai mai giocato. Continuo a non capire.

– Ma dai! È stata la fortuna del principiante, non lo sai che è sempre così per chi gioca la prima volta.

– La fortuna del principiante? Cosa vuol dire? Chi è il principiante? Io ho molto più anni di te e questo non l’ho mai sentito dire da nessuno.

–  Non mi ricordo chi l’ha detto, forse a scuola.

– Non credo proprio che l’hai sentito dire a scuola. Tu parli in maniera strana. Forse non te ne rendi conto, dici cose sconosciute che ti inventi al momento, l’ho notato anche ieri.

– Ma Aniram non ti sembra di esagerare, tutto per una partita. Sarà stata una combinazione. Aspetta stasera, se vincerò ancora allora ti dovrai preoccupare.

Il pensiero non segue le parole infatti, con molta determinazione, ha deciso di perdere sempre tutte le partite future.

Il fratello scuote la testa e non dice più niente. Fino alla fine della colazione continua solo a scrutarla con uno sguardo da inquisitore.

Anche questa mattina quando arriva a scuola il cancello è ancora chiuso, decide di andare a curiosare lungo il viale dei comitati, così come l’ha battezzato il giorno prima. Mentre pedala si ricorda del nome Anna e del fatto strano che anche al contrario è sempre Anna. Femmina-femmina. Non riesce a capire molto.

Quando giunge, per essere più libera di osservare, mette la bicicletta nel parcheggio. Il portone del terzo comitato, quello Alimentare così come recita la scritta, è già aperto.

Con molta decisione entra.

Al piano terreno apre una porta e vede un ambiente con molte sedie, pensa che sia una sala d’aspetto.  Sta per varcare la porta quando una voce gentile ma artificiale l’avvisa: «Attenzione. È in funzione la pulizia del locale, attendere per entrare».

Prima di un eventuale secondo avviso, fa un passo indietro ma rimane sull’uscio con la porta aperta a osservare. Una piccola e strana macchina pulitrice corre veloce sul pavimento per linee parallele, infilandosi anche sotto le sedie la cui distanza era adatta alla larghezza della macchina. In pochi minuti la sala è ben pulita. La macchina è una specie di trenino, il primo settore certamente aspirava, si capiva dal rumore che emetteva, il secondo e il terzo evidentemente lavavano e asciugavano perché il pavimento risultava lucido e asciutto.

Anche se la stessa voce l’invita a entrare, Aldo si avvia verso un’altra porta aperta. Si ferma sull’uscio e guarda all’interno, la stanza è già pulita. Entra, è una sala con molti computer sistemati tavoli con vari posti da lavoro. Capisce che sono tutti dei posti terminali perché vi è solo uno schermo piatto a cristalli liquidi e la tastiera con uno strano mouse incorporato. Si siede al posto più vicino e accende il computer ma più di quello non può, lo schermo chiedeva il nome dell’operatore e lui si guarda bene da un fallace tentativo.

È meglio tornare a scuola, spegne il computer ed esce dalla stanza. Mentre si avvia verso l’uscita vede alcune persone che entrano. È preso dal panico poi, notando l’indifferenza dei nuovi venuti, quando è loro vicino li saluta e questi, chi con la mano chi con un sorriso, rispondono al saluto..

Al portone vede la signora bionda, questa volta non ha dubbi, le sorride e le invia un bacio.

–  Odla, ma cosa fai qui? Cercavi me?

– Sì, mamma. La scuola era ancora chiusa, ho pensato di farti una sorpresa. Ti volevo solo salutare e dirti che oggi mi sento molto bene.  

Si baciano affettuosamente. Odla si avvia verso il parcheggio.

Era piuttosto strano conoscere il mestiere dei genitori a un’età già un po’ avanzata ma, a pensarci bene, lui aveva conosciuto in ritardo proprio i genitori. Si tranquillizza sentendosi come se fosse stato adottato. 

Varca il cancello della scuola, appena aperto, insieme ad Anna che, nell’enfasi dei saluti, le precipita addosso in uno scontro tra bici.

Riescono a non cadere ma Odla si graffia un ginocchio e Anna un braccio.

– Un altro incontro come questo e la nostra amicizia sarà un legame di sangue.

– Mi dispiace. Ma sono stata felice di vederti. Ma cos’è il legame di sangue?

– È un fatto di parentela.

Proprio non riusciva a evitare detti e aforismi della sua parte. La giovanissima età di Anna, per fortuna, le fa tralasciare un eventuale approfondimento. Mettono le bici nel parcheggio e si siedono su una panchina, sotto un albero di pesco. La ferita al ginocchio di Odla è superficiale ma continua a sanguinare, Anna suggerisce all’amica di farsi medicare all’infermeria della scuola.

– Ma io non so dov’è l’infermeria, è la prima volta che mi ferisco.

– Ma come non lo sai? Non hai passato le visite mediche all’inizio di ogni anno?

– Sì. Hai ragione, dopo la palestra.

– Se fai il giro di tutto l’edificio, sì che è dopo la palestra ma se vai dell’altro lato è subito dopo l’angolo. Non ti pare?

– Andiamo, accompagnami.

L’infermeria è ancora chiusa. Da quel lato non vi sono panchine, le due amiche si siedono sui gradini della porta.

Odla, ricordandosi dell’incontro con la madre, dice a Anna che il lavoro della mamma è nel comitato Alimentare, la risposta della piccola amica le procura il solito imbarazzo.

– Da quando tempo tua madre è al comitato alimentare?

– Non mi ricordo.

– Non può essere più di sei mesi, altrimenti era già finito – No. Sei mesi. Ma che dici? Saranno un paio di mesi.

L’arrivo di un addetto all’infermeria che invita le fanciulle a entrare salva Aldo da un discorso che lo costringe a inventare risposte poco adatte che portano a falsare il dialogo rendendolo senza senso, almeno per lui.

Il nuovo venuto è un medico che vuole intervenire anche sulla piccola ferita di Anna per disinfettarla. A Odla applica un morbido cerotto elastico che permette all’articolazione del ginocchio tutti i movimenti senza procurare alcuna difficoltà, per questo era come non ci fosse.

Quando escono dall’infermeria, Anna si lamenta dell’intervento sulla sua piccola ferita insistendo che non era proprio il caso.

La piccola Anna ha un carattere molto deciso e, anche se non lo dà a vedere, ha intuito qualcosa di strano nelle parole di Odla.

Quando raggiungono la panchina posizionata sotto il pesco, il cortile andava riempiendosi di alunni. Oilitta e Onavi, arrivate insieme in quel momento, si accorgono subito della ferita di Odla.

– Ogni mattina una novità. Cosa hai fatto al ginocchio? – chiede Onavi.

– Nulla di grave solo un piccolo scontro con la bici della mia nuova amica Anna. Lei però ha subito solo un lieve graffio.

– Una nuova amica? Dove l’hai trovata? – dice Oilitta.

Odla e Anna si guardano e si mettono a ridere, Odla risponde: – Non capita tutti i giorni trovare un’amica appesa, come un dolce frutto, ai rami di questo bel pesco.

– Oilitta rimane male della risposta, Onavi si unisce subito all’ironia di Odla dicendo: – È proprio un bel frutto, piccolo e ben colorato. Il sapore come sarà? Oilitta perché non l’assaggi?

– È un frutto che non mi piace. – dice Oilitta mostrando così la sua poca simpatia per la piccola amica di Odla.

Anna si sente rifiutata e reagisce: – Odla hai un’amica simpatica e una gelosa però molto carina.

A Oilitta i complimenti sono sempre piaciuti, nulla dice ma dal sorriso e dall’atteggiamento è evidente che ha gradito le parole di Anna.

Aldo preferisce non commentare tentando, per la prima volta, un saggio silenzio.

La mattinata scolastica prosegue abbastanza bene. Le esercitazioni di chimica sono ben fatte, interessante è la lezione di grammatica, ancora sui verbi irregolari.

Dopo il pranzo trascorso insieme anche a Onavi, le lezioni riprendono con due ore trascorse nella biblioteca scolastica insieme al simpatico insegnante di lingua. Ogni insegnante, di qualsiasi materia poteva, nelle sue ore, decidere di condurre gli alunni nella biblioteca.

La sorpresa è grande perché la biblioteca, divisa in piccoli box studio per quattro persone, è computerizzata, ogni posto ha a disposizione un terminale indipendente.

La sorpresa migliora quando il professore comunica agli alunni che la prima ora di studio è una ricerca libera.

Quando Odla si siede Aldo che, come una telecamera, per tutta la prima parte della giornata si era limitato a osservare la fanciulla, decide di prendere l’iniziativa e inizia la sua ricerca libera.

Odla, come se fosse consapevole della necessità della ricerca di Aldo, lo lascia fare senza intromissioni o forse anche lei, non aggiornata sugli argomenti scelti, si sente interessata.

Il primo di questi è “La scuola e il relativo regolamento scolastico”.

Due sono le possibilità della ricerca. Scelto un argomento dal sommario si poteva optare tra una semplice spiegazione o una approfondita conoscenza. Lui sceglie la prima per mancanza di tempo, appena un’ora.

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