Lo specchio del nonno – 10

Quando arriva a scuola è ancora presto, il cancello è aperto ma il parcheggio delle biciclette è completamente vuoto, sceglie un posto vicino all’ingresso della sua aula. Si siede su una panchina, si toglie il cappello e lo mette nella cartella.

Dopo poco cominciano ad arrivare i primi alunni, tra questi una ragazzina con i capelli castano, raccolti a coda di cavallo. La nuova venuta parcheggia la sua bici vicino a quella di Odla, si siede sulla stessa panchina, le rivolge prima uno sguardo interessato e poi una domanda: – Stamattina, sei venuta presto. Come mai?

–  Sì. Mi sono svegliata molto presto e ho preferito farmi un giretto per la città. Ma tu che classe frequenti? Io sono Odla e tu?

– Io sono Anna, frequento la seconda classe di base. Vengo sempre presto la mattina, abito lontano e mio padre porta me e la bicicletta con il suo camioncino. Lui distribuisce i viveri al magazzino a un centinaio di metri da qui. Tuo padre che lavoro fa?

– Mio padre lavora in un laboratorio di elettronica, come mio fratello.

– Ciao Odla, ecco che arriva una mia amica. Se vieni presto anche domani, ci vediamo.

– Ciao Anna, sei proprio una ragazzina simpatica. Domani vengo presto proprio per te, così ci possiamo conoscere meglio.

– Anche tu sei simpatica e poi sei molto gentile. Ciao.

È il suo primo incontro regolare, è andato tutto bene anche se la “seconda di base” non la conosce, forse era una specie di scuola elementare.

La mattinata è cominciata male ma sembra già in netto miglioramento. Anna gli è simpatica sul serio, è educata e loquace, scoprirà sicuramente cose interessanti frequentandola. Si sente a suo agio anche per l’età della ragazzina.

È come se potesse riprendersi un poco di vita precedente. Chissà dov’è il magazzino al quale il padre di Anna portava i prodotti, lui di negozi non ne ha visti.

Si stende sulla panchina, poggia la testa sulla cartella e si addormenta. Svegliarsi prima dell’alba aveva qualche beneficio ma anche qualche necessità di recupero. È stata proprio la conoscenza di Anna che ha permesso alla sua mente di distendersi e procurargli un benefico torpore.

Non sogna, si sente solo leggera e fluttuante, a un tratto comincia a sentire un leggero ma fastidioso stridio, un curioso rumore, sembra quasi una risata. Apre gli occhi, la risata è doppia, Onavi e Oilitta, chine su di lei, si divertivano.

– Così cominci la giornata scolastica, con il sonno. Brava. La piccola Odla è già stanca. Ma sei venuta di notte a dormire sulla panchina? Deve essere comoda, veniamo anche noi.  

Detto questo le amiche si mettono tutte e due distese su lei continuando a sghignazzare.

– Brutte antipatiche. Ora vi sistemo io. –È la risposta di Odla che, senza perdere tempo, prende le due amiche per i capelli e facendo finta di volerli tirare partecipa, in tal modo, all’allegria delle amiche.

In classe, prima che inizia la lezione, Oilitta vuole sapere il perché del sonno. Odla gli racconta della sveglia all’alba, della colazione con il fratello e della passeggiata con la bici per il viale dei comitati.

La mattinata prosegue senza difficoltà, il compito Odla lo svolge bene, descrive oltre agli episodi ricordati insieme alla mamma anche altri di pura fantasia.

Interessanti e molto distensive sono le due ore di teatro, con la compresenza di altre due classi una terza e una prima, per poter disporre di partecipanti di età diverse. È il primo anno che questa materia è inserita nell’orario della seconda classe, frequentata da Odla. Non si tratta di recitazione ma di studio ed esercitazioni di materie collegate al teatro stesso. Studio di un testo, qualità e scelta delle parti, attori, dizione, animazioni, tecnica teatrale, scenografia e regia sono le materie da studiare nell’anno.

La sorpresa Aldo l’ha quando inizia l’ora di attività, quest’ora non è altro che un’ora di pratica teatrale. Capisce così che l’ora di attività, prevista dall’orario, non è altro che una pratica della materia che precede l’ora stessa. L’attività di quel giorno è l’espressione del viso e del corpo.

La lezione è interessante ma anche molto divertente perché alcuni atteggiamenti del corpo, e anche del viso, risultano ridicoli agli occhi dei ragazzi. Gli stessi insegnanti esasperano, con la loro ironia, questi atteggiamenti per permettere un maggiore approfondimento e un impegno più proficuo da parte degli alunni.

Oilitta è a suo agio sia per la sua natura ilare sia per la sua spontanea comicità. Queste caratteristiche che sembrano, viste in maniera superficiale, limitare la sua personalità sono invece molto apprezzate nella pratica dell’attività.

Un ragazzo della loro stessa classe è, invece, portato per la drammaticità.

Poiché è permesso agli alunni suggerire qualunque idea, Odla propone di provare a far recitare i due alunni insieme, per il momento solo come atteggiamenti.

La proposta è ben accettata dagli insegnanti che decidono di provare anche un testo di contrasto così come ha proposto Odla. Alla quale danno anche il compito di cominciare a studiare, con il loro eventuale aiuto, un semplice testo i cui attori principali siano proprio Oilitta e Erotte. Il testo potrà portarlo anche all’esame tra due anni, come lavoro personale.

Quando Odla torna a casa è molto stanca forse anche per la levataccia, ma è soddisfatta perché la giornata scolastica è andata molto bene. La porta di casa è chiusa. Odla, istintivamente, prende la chiave da dietro il grande vaso con i gerani che è alla sinistra della porta stessa, apre e rimette la chiave al suo posto.

Salita in camera sua, si distende sul letto e si addormenta subito.

Si sveglia ben riposata, ha dormito quasi due ore. Controllato il diario, fa i compiti per l’indomani. Sono alcuni esercizi di grammatica e lo sviluppo di alcune tabelle per Laboratorio 1 che è lo studio di elementi semplici di chimica e di botanica. La materia dell’indomani è chimica. L’esercizio è relativo ai composti salini. L’esercizio delle tabelle, anche se semplice, impegna molto tempo del pomeriggio per l’alto numero di dati da inserire e per la ricerca degli stessi nel libro di testo.

A cena la famiglia è tutta riunita, Odla ha l’incarico di preparare l’insalata come la sera prima. Dopo cena il padre e il fratello giocano una partita con la scatola “tela di ragno”.

Odla osserva lo svolgimento cercando di capire in cosa consiste il gioco. È un gioco impostato sulla prontezza dei riflessi. Si gioca adoperando tutte e due le mani. Il movimento delle dita lungo i fili, che fanno cambiare colore ai fili stessi quando viene contrapposto dalle dita avversarie, comporta uno spostamento occasionale su un altro filo che, lampeggiando, si allunga fin allo spazio centrale vuoto. Il giocatore che, per primo, sposta su questo nuovo filo il proprio dito cattura il filo che, sparito dalla rete, viene assegnato al giocatore stesso. Nello spazio centrale appare il punteggio dei giocatori. Chi alla fine del gioco ha catturato più fili vince la competizione.

Il padre e Aniram giocano così velocemente che per comprendere bene il gioco Odla impiega molto tempo, ovvero il tempo di quattro partite osservate. Aniram, notando che la sorella segue con interesse le partite, la invita a giocare con lui dicendo: – Non è una sfida perché tu non hai mai giocato. Anzi per darti un vantaggio io giocherò con una sola mano.

– Va bene, accetto. Ma gioca con una mano solo la prima partita altrimenti io non riuscirò a imparare bene.

– Coraggiosa la sorellina. Poverina, ma che speranze hai? Non vincerai mai con me. Io conosco bene sia il meccanismo che la tecnica del gioco.

La prima partita è giocata lentamente da Odla, con il divertimento e il sarcasmo di Aniram che ovviamente vince con facilità. Anche la seconda partita, giocata a due mani, è vinta sempre dal fratello ma in un tempo maggiore. Nella terza i riflessi di Odla sono tali che Aniram vince con difficoltà.

Odla è contenta e divertita. Aniram non conosce il passato di Aldo bambino per anni impegnato in sofisticati giochi elettronici …. Già non poteva.

La quinta partita, vinta da Odla, manda in crisi il fratello.

– Ma non è possibile, come hai fatto a vincere? Hai cominciato appena stasera a giocare.

– Ma non è tanto difficile, io ho solo giocato come te. Quando giocavi con nostro padre, ti ho osservato bene.  

La giustifica di Odla non convince il fratello che continua a guardare la sorella con meraviglia, lei invece è convinta di aver subito imparato.

Aldo, dopo appena due giorni, comincia ad affievolirsi. È stato piuttosto escluso per tutta la serata.

– Domani sera ti sfiderò veramente, questa tua vittoria proprio non la capisco, devo essermi proprio distratto oppure sei un mostro. Alla parola mostro riaffiora Aldo, si sente chiamato in causa.

Ma, invece di ricordarsi la sua bravura da ragazzo nei giochi elettronici, si diverte soddisfatto per la sconfitta e la successiva crisi di Aniram.

È molto tardi, il padre ha assistito solo alla prima partita giocata e persa da Odla poi è andato a coricarsi, la mattina è il primo a uscire.

La madre, durante il gioco dei figli, seduta sul divano ha messo una cuffia collegata a una scatoletta nera, forse una sorgente di musica. Prima di seguire il marito, ricorda l’ora tarda ai figli e li invita, con garbo ma con decisione, a raggiungere le proprie camere da letto.

Aldo a letto fa il punto della giornata, considerando com’era cominciata è molto contento per come è finita. Anche se Odla aveva dominato la serata lui, anche se in sordina, è stato sempre presente.

Ripensando alla simpatica bambina dal nome Anna, si alza dal letto, prende l’orologio dalla mensola e lo mette sul comodino. È una sveglia che regola per le ore sei del mattino, ritorna a letto e si addormenta.

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