LAfa40 – La visita di Alberto

LAfi si è appena alzata quando suona il campanello. Scende ad aprire la porta. È Alberto.

Alberto: – Ciao. Ti ho svegliata?

LAfi: – Ciao. No, ero sveglia. La mattina mi alzo presto. Non ti aspettavo, dopo appena due giorni, è stata una sorpresa.

Alberto: – Il martedì è il mio giorno libero. Volevo telefonarti ieri sera per avvisarti ma ho perduto il tuo numero di telefono. Forse ho lasciato il foglietto che mi hai dato negli abiti di lavoro.

LAfi: – Meglio la sorpresa. Entra. Ti faccio un caffè.

Bevuto il caffè. Alberto: – Ora voglio ammirare le tue opere. È questo il principale motivo della visita.

LAfi: – Questo è uno dei miei primi lavori.

Alberto: – La scopata? Ha un doppio senso?

LAfi: – No. Non era mia intensione.

Alberto: – Vedo anche un tuo doppio ritratto. È un quadro molto interessante. Mi piace.

Alberto: Anche in questa “capriola” vedo qualcosa di erotico. La composizione è molto piacevole e curata.

LAfi: – Nessuno ha mai giudicato i miei quadri erotici. Ma ora a pensarci bene forse hai ragione.

LAfi: – Questo è un disegno preparatorio per una scultura in bronzo.

Alberto: – Molto bello. Ma hai adoperato due modelle? La scultura dov’è?

LAfi: – La scultura è a casa di Francy. È lei una delle modelle, l’altra è un’amica. Ma tu la conosci, è quella del cavallo bianco.

Alberto: – Francy? Non l’ho riconosciuta. Sul cavallo non era nuda!

Come posso vedere la scultura in bronzo?

LAfi: – È semplice. Andiamo a trovare Francy.

Alberto: – Ecco questa è Francy?

LAfi: – No. Questa è l’amica. Proprio non te la ricordi?

Alberto, ironico: – Non sono molto fisonomista. I cavalli li riconosco tutti. Forse è una deformazione professionale.

LAfi: – Ma va? Secondo me hai una buona ironia.

Alberto: – Brindisi d’amore? E poi dici che non sei un’artista “erotica”!

LAfi: – E va bene … Lo ammetto. Me sei stato tu che me l’hai scoperto.

Continua la visione di molti ritratti. Alla fine, quando tutto lo studio è stato completamente sondato.

LAfi: – Rimani a pranzo?

Alberto: – Sì, grazie. Cosa mi cucini?

LAfi: – Io niente. Andiamo a pranzare da mia madre. Lei è sempre disponibile.

Escono dallo studio e si avviano verso la casa padronale. Passando vicino alla grande scultura, LAfi vede una moto parcheggiata.

LAfi: – Che moto? Favolosa. Deve essere molto comoda.

Alberto: – La tua scultura è favolosa. L’ho vista alla mostra ma non sapevo che eri tu l’artista. Dopo pranzo la visiterei di nuovo con piacere.  Per la moto è comoda ma più come passeggio che come corsa. Ho notato la tua. Quella sì che corre.

LAfi: – Dopo pranzo andiamo anche a vedere la scultura a casa di Francy. Ora le do un colpo di telefono.

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