Il rudere – ventesima parte

Nel sonno sento un insistente suono di un clacson. Mi sveglio. Guardo l’orologio: sono le otto e trenta. Mi alzo e dalla finestra vedo Katrin in auto. Giulia è ancora a letto, dorme come un ghiro e non si è accorta di nulla. Indosso il pantalone e apro la porta.

Katrin, appena mi vede, smette di suonare e mi viene incontro.

– Ciao. – le dico – Non potevi suonare il campanello invece di strombettare tanto?

– Il campanello non l’ho trovato. Dov’è nascosto?

– Hai ragione! Il campanello non è nascosto. Non c’è proprio.

– Non avete il campanello? Perché?

– Non abbiamo mai pensato di istallarlo.

– E Giulia, non c’è?

– Sta ancora in braccio a Morfeo.

– Morfeo? Chi è?

Mi viene da ridere.

– È un modo di dire. Significa che dorme ancora. – poi aggiungo – Vieni andiamo a svegliarla.

– Deve essere la tranquillità del posto che vi fa dormire.

– Sì, forse. Abbiamo lavorato fino a notte fonda.

– Ma allora lasciala dormire.

Entriamo in casa, Giulia è in piedi. Katrin le va incontro. Si abbracciano e si baciano.

Katrin: – Ti ho svegliata con il suono del clacson?

– No. Ho sentito che parlavate. La porta era aperta.

– Vieni – dico a Katrin – prepariamoci un caffè.

Ci sediamo nel cucinino. Mi siedo di lato per osservarle il profilo. È proprio uguale a quello della principessa del castello.

Giulia le chiede come ha scoperto il castello.

Nella sua lunga risposta ci chiarisce tutto: – Mio nonno, rappresentante di una ditta di prodotti edilizi, mi parlava dell’Italia. Mi diceva anche che discendevamo da una nobile dinastia che abitava proprio in Italia. Spinta dalla curiosità, ho fatto una ricerca nel vecchio archivio comunale e, dopo molto tempo, sono riuscita a scoprire addirittura il nome di una mia antenata: Armela.

– Infatti le somigli molto. – le dico spinto da un insano pensiero.

– Come fai a vedere la somiglianza? Hai visto qualche ritratto? Armela abitava forse proprio in questo. castello con la sua famiglia.

Giulia intuisce la pericolosità della mia inopportuna asserzione: – Lui è sempre distratto, forse voleva sapere da te, se le somigli. Ha sbagliato la domanda. – poi cerca di superare l’equivoco ponendo più domande – Ma come mai parli così bene l’italiano? Come hai scoperto che Armela abitava proprio in questo castello? E come hai fatto a scoprire la località?

– Ho studiato l’italiano a scuola, spinta nella scelta da mio nonno. Per la località è stato più difficile. Nella zona, più o meno indicata dai documenti archiviati, sono molti i castelli antichi. Sono venuta in Italia più volte e finalmente sono riuscita, tramite un’indicazione di un documento posseduto da un console italiano a risalire al posto abitato dalla famiglia.

– Ora è tutto chiaro. Ma non hai portato l’attrezzatura per il documentario che vuoi girare? – le chiede Giulia.

Intervengo: – Ma basta lo smartphone.

– Ho tutto in auto. – poi rivolta a me – Lo smartphone va bene per dilettanti. La mia attrezzatura è da professionista.

– È il tuo lavoro? – chiede Giulia.

– No. Lavoro alla Deutsche Banc di Vienna. Ma mi diletto a girare documentari speciali che invio a una casa cinematografica e spesso vengono  anche pubblicati.

Usciamo all’aperto, Aiutiamo Katrin a prendere l’attrezzatura dall’auto.

Katrin ha notato i lavori alla torre e vuole iniziare il documentario.

Inizia a riprendere i conci che sono a terra, zumando spesso su quelli meno rovinati dal tempo. Prima di inquadrare la torre con l’impalcatura dice a Giulia: – Mi aiuti a far notare il rapporto dimensionale, facendo da modella.

– Va bene. Ma non mi dire che devo anche salire sull’impalcatura?

– Hai paura? – chiede Katrin.

– Un poco sì.

Intervengo io: – Stai tranquilla. È un ponteggio perfetto. Tutto in sicurezza.

Katrin, come un valente regista, indirizza la salita di Giulia e le pause, anche quando è un posizioni particolari.

– Ogni nuova posizione sbottonati un bottone, dopo l’ultimo togliti la camicetta

– No. Non sono una porno star.

– Ma dai! Il fisico c’è l’hai.

– Niente da fare. È già troppo la sbottonatura.

Finita la lunga ripresa, rientriamo in casa. Katrin rimarrà con noi l’intera giornata.

Prima di pranzo, vediamo il documentario.

Giulia si diverte a vedersi ritratta in varie posizioni, spesso anche in bilico.

Alla fine della visione, notando che le immagini sono più quelle dedicate a Giulia che alla torre. E molte sono state riprese con uno zoom ravvicinato, mi viene spontaneo osservare: – E brava la modella! Non mi ero mai accorto della tua appariscenza.

– Il merito è di Katrin.

 

Passiamo l’intera giornata insieme alla “regista”. Rimane anche a cenare.

Giulia le chiede di restare anche a dormire.

Katrin osserva: – Volentieri.

– Il divano/letto è grande, può ospitarci benissimo. – precisa Giulia.

Giulia ha terminato il suo lavoro, io non ancora. Quando le ragazze vanno a dormire, rimango al computer per cercare di terminare il mio.

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