Quando lo vide, per un attimo le si annebbiò la vista, poi consapevole la sua mente vacillò: Non era possibile … Non poteva essere.
Attraverso il finestrino dell’autobus vedeva le immagini della città ma la loro percezione si alternava a quello che aveva visto poco prima. Non riusciva a distogliere lo sguardo dal finestrino: era diventato un televisore che attraeva la sua attenzione e le procurava uno stato di torpore agitato, come un sogno apprensivo.
Non scese alla fermata che doveva. Non avvertiva, nella sua immobilità mentale e fisica, il procedere o l’interruzione del mezzo pubblico. Non era nell’autobus ma in un mondo irreale generato dal finestrino, divenuto schermo.
Una voce entrò nella sua staticità: – Signorina. Siamo al capolinea. Non scende?
Rispose: Sì? – continuava a guardare lo schermo: era l’audio?
La voce riprese: – Signora deve scendere. L’autobus ha finito la corsa e rientra al deposito.
Nessuna risposta.
L’autista la guardò. Era una bella donna: alta, bionda e formosa. Capì che era svagata e osò allungare una mano toccandole con vigore il braccio.
– Bella signorina, non mi ha sentito? Deve scendere. L’autobus rientra al deposito.
Il torpore la lasciò un attimo e si ritrovò sul marciapiede. Guardò intorno, era un posto che non conosceva. Uno spiraglio di luce entro nella sua mente: stava tornando a casa.
Vide un posteggio di taxi, salì sul primo pronto alla partenza.
– Dove la porto? – chiese il conducente.
– A casa. – fu la semplice risposta.
Il taxista si girò verso di lei, guardò la fluente capigliatura bionda e le gambe accavallate. Ironico rispose: – A casa mia o sua?
Mia … Mia – rispose premurosa.
– L’indirizzo di casa mia lo conosco … quello di casa sua no. – poi continuò con voce sottile e lasciva – Andiamo a casa mia?
Lei non rispose pensava dov’è casa mia? – la sua memoria era in black out .
Il taxista lanciò la proposta: – Ho capito, vado. – avviò il motore e partì.
La brusca partenza scosse Fulvia: Il suo cervello, come un ingranaggio arrugginito, elaborò lentamente una soluzione: la carta di identità.
Aprì la borsetta, tirò fuori il portafoglio e lesse ad alta voce: – Corso Vittorio Emanuele 321.
A casa ignorò sua madre e suo fratello. Chiusa nella sua camera, aspettava con ansia l’arrivo di Gaetano.
Dopo un’ora di attesa, il ricordo dell’amore del suo fidanzato la tranquillizzò ma le dette anche la determinazione di affrontare con lui il tormento nato nell’autobus.
Puntuale arrivò Gaetano. Entrò nella camera, le si avvicinò per il solito leggero bacio di saluto sulle labbra. Lei mise una mano sulla bocca che si avvicinava ed esclamò:
– Prima del bacio mi devi spiegare chi era la brunetta sull’autobus 104 che strizzavi e sbaciucchiavi?
Lui la guardò e chiese: – L’autobus che porta alla ferrovia?
– Sì. Avanti parla.
Lui non parlò ma iniziò a sorridere. Sorriso che subito si trasformò in una sonora risata. E parlò:
– Ma è Giovanni.
– Giovanni? Chi è?
– È mio fratello gemello.
– Tuo fratello? Non mi hai mai detto di averlo. Perché?
– Perché non abbiamo mai parlato della mia famiglia e anche perché Giovanni é proprio un don Giovanni, non gli sfugge nessuna donna, Sono geloso.
– Ma che poca fiducia hai in me. Perché non me lo presenti?
– Ora no. Un giorno magari.
Fulvia fu felice del chiarimento. Gaetano era tornato il suo amore, grande e fedele.
Alcune sere dopo, durante un momento di intimità, Fulvia travolta dalla passione dichiarò:
– Giovanni … non mi interessa, puoi anche non presentarmelo. Sei tu il mio immenso amore.
Mentre parlava lo guardava negli occhi e si accorse che Gaetano era rimasto sorpreso. Anche la sua passione al momento si affievolì poi, con voce insolita balbettò: – Va bene.
Quella sera il rapporto si chiuse con una certa difficoltà da parte del “maschio”.
Alcuni giorni dopo, sempre sul solito autobus che la portava a casa, dopo il lavoro, Fulvia ripensava alla sera disturbata dalle sue parole. Non riusciva a capire. Pian piano un sospetto si insinuò nella sua mente.
Quella sera stessa decise e, mentre conversava con Gaetano, provò a chiarire il dubbio. All’improvviso esclamò: – Giovanni …
La risposta arrivò subito: Sì … Cara.
La mente di Fulvia vacillò di nuovo. Ebbe la sensazione che la camera le ruotasse intorno procurandole uno stato di incoscienza. Ma questa volta tutto durò poco e un bagliore ritornò nei suoi pensieri: Non capita a tutte le donne di avere due maschi così ben dotati.
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