Domenico/demone decide di fare coppia con Giulia, ma la sua mente ne possiede un forte ricordo. Il trasporto verso Giulia fa riflettere il suo antenato che decide di parlare con gli altri demoni per decidere la “fine” di Giulia.
Nella riunione il demone Angelika propone una soluzione che può risolvere in maniera positiva il rapporto tra Domenico e Giulia. Un rituale antico, mai attuato, ma che tutti i demoni conoscono è quello di poter dare a una mente minimi poteri indipendenti ma collegati alla mente di un demone.
Al tramonto, ora propizia, Giulia e Domenico sono sottoposti al rituale nel giardino della pensione. Al centro del cerchio si tengono per mano, mentre l’energia delle loro menti è collegata dal rituale magico. Giulia conserverà buona parte della sua personalità ma quella del demone Domenico sarà presente nei momenti malvagi.
Anche Angelika, che ha già posseduto Giulio, decide di sottoporsi al rituale insieme a lui. Le due coppie incrementano in tal modo il gruppo dei demoni.
La mattina seguente la piazza del paese “ospita” l’intero gruppo, compreso i due nuovi adepti. Tutti alla ricerca di nuovi personaggi per ripetere con essi il rituale. Seduti al bar attendono di poter scegliesi i compagni di “coppia”.
Nella piazza c’è poca gente. Lunaria, mentre sorseggia una bibita, occhieggia il capostazione che, come al solito, sosta sulla porta. Giovello ha scelto la ragazza del bar e si appresta a parlarle.
– Sei una ragazza simpatica, hai sempre il sorriso sulle labbra. Qual è il tuo nome.
– Matilde.
– Che bel nome. Scommetto che è il nome di tua nonna. Vero?
– No. È il nome di una mia zia che vive in America. Tutti però mi chiamano Tilde. Ma voi perché avete la tuta? Siete un gruppo di sportivi?
– Sì. Siamo ginnasti.
Anche Lunaria abborda il capostazione.
– Buongiorno capo. Si ricorda di me?
– Buongiorno a lei. Sì mi ricordo, anche se è passato molto tempo. La sua altezza, come diceva mia madre è già mezza bellezza.
– Simpatico. Il mio nome è Lunaria. Il suo? – intanto guarda le mani del capostazione.
– Lunaria. Anche il suo nome è bello, è romantico e da favola. Il mio è Marino.
– Anche il suo è un bel nome. Ma vedo che non porta la fede.
– Perché dovrei portarla? Non sono sposato.
All’ora di pranzo il gruppo ritorna alla pensione. Il bottino è stato magro: solo due possibili “mini-demoni”
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