Dietro l’alto cancello di ferro si intravedeva, tra il verde incolto, una villa dall’aspetto tetro.
Angela ha un brivido: – È la prima volta che ho paura. Che palazzo strano, mi sembra un luogo di terrore.
– Paura? Perché? È solo la natura che l’avvolge. – la consola Angelika – mentre le cingeva la vita stringendola a sè.
Angela sentiva che la stretta voleva infondere coraggio ma forse non era così.
Angelika vide sulla destra del cancello un cartello sul quale, anche se molto sbiadito, si leggeva: per visitare villa Antonazzo rivolgersi a Giorgio Malnaso su questa stessa via. Casa colonica arancione. Cento metri più avanti.
– Guarda Angela. Cento metri è lontano?
– Cento metri? – poi, accorgendosi del cartello aggiunse – Ma no, è qui vicino.
Prese per mano Angelika e si avviò nella direzione indicata.
Svoltato l’angolo apparve la casa arancione. Il tetto rosso, il prato curato e fiorito, la campagna con alberi da frutto rincuorarono Angela. Lo spettacolo rovinoso e cupo della villa era svanito.
– Scommetto che dalle tue parti spettacoli così belli non esistono. – Pronunciò con entusiasmo Angela. Lasciò la mano della giovane e, questa volta, fu lei a cingere la vita della tedesca.
E’ domenica mattina. La proposta di Angela di accompagnarla per la ricerca della famiglia, nel giorno festivo, aveva fatto breccia nel suo cuore. La considerava ormai un’amica.
Sull’aia della casa, una contadina stendeva il bucato. Era giovane e molto piacente nel suo semplice e minimo abbigliamento.
– Ciao. Bella bimba. È qui che abita Giorgio Malsano? – chiese Angela
– Buongiorno signore. – poi un sorriso la fermò un attimo – Non è Malsano ma è Malnaso.
– Scusa. – rispose Angela ridendo – Lo avevo rovinato completamente.
Anche la ragazza rise di gusto. Angelika che non aveva capito la sottile differenza tra i cognomi, le guardava con meraviglia e curiosità: – Ma … perché ridete?
– Lei è straniera, viene dalla Germania e conosce poco l’italiano. – disse Angela alla ragazza – e poi aggiunse – ora glielo spieghiamo.
Dopo la spiegazione furono in tre a ridere.
– Cosa volete da mio padre? – chiese la ragazza.
– Vogliamo avere informazioni sulla villa. Abbiamo trovato il cartello con l’avviso.
– So dov’è la chiave del cancello ma non posso darvela. Dovete aspettare mio padre quando torna dai campi.
– Ma vogliamo sapere solo se c’è ancora qualche proprietario della villa. Lei è venuta dalla Germania a cercarlo.
– Molto non so. Ma negli anni passati veniva una ragazza alta, alta e magra, magra. Mia padre la chiama Luna ma il suo nome vero è Lunaria.
– Lunaria? Che strano nome. Tuo padre sa dove abita? A proposito di nomi, il tuo qual’ è?
– Giovanna. Sì credo proprio che mio padre sa dove abita.
Angelika annuiva alle parole di Angela. Quelle della ragazza le erano poco comprensibili perché deformate dal dialetto.
Finito di stendere il bucato la ragazza invita le due donne a entrare in casa.
– Quando torna il tuo padre? – chiede Angelika.
– A ora di pranzo.
Angela guarda l’orologio a cucù sulla parete della cucina: – C’è da queste parti una trattoria, un ristorante dove possiamo pranzare?
– Perché non vi fermate da noi? Preparo da mangiare per cinque?
– Che cara ragazza. Grazie. – risponde Angela.
Angelika si avvicina a Giovanna e mentre la bacia sulla fronte, le dice sottovoce: – Sei anche bella e simpatica.
La ragazza sembra gradire le parole e il bacio che ricambia con un abbraccio, subito imitato da Angelika.
Angela osserva e poi sorridendo commenta: – Buone ragazze. Perché non aiutiamo a preparare il pranzo? Hai detto preparo per cinque, mi sembra. Torna anche tua madre?
– Sì ma non a mezzogiorno. Mia madre è a servizio da una signora e ritorna di pomeriggio. Le conservo il pranzo.
– Sei figlia unica? – chiede Angela.
– No. Ho due fratelli e una sorella che vivono lontano. Tutti sposati e con figli. A Natale vengono tutti.
Torna Giorgio, il padre di Giovanna.
– Buongiorno Signorina Angela. Come mai da queste parti?
– Buongiorno a lei. Ma mi conosce?
– Ma sì. Lei lavora al comune. Come si fa a dimenticare una ragazza bella come lei?
Angela tende la mano … ma d’impeto Giorgio le dà un bacio sulla guancia.
– E chi è quest’altra bella donna? – le chiede subito indicando Angelika.
Quel minimo di personalità, sepolta nella sua mente dalla presenza di quella del demone, rende felice Angelika che, cercando il suo migliore italiano, rispose: – Che padre gentile e simpatico hai Giovanna. – poi si avvicina per baciarlo.
A tavola Angela ha l’indirizzo di Lunaria. Il pranzo dura a lungo e il buon vinello paesano mette allegria e altro tra i commensali: Angela accetta le leggere carezze del padre, Giovanna quelle di Angelika.
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