Appena sistemato il pavimento della cripta, Angelika lasciò il cancello aperto e ritornò nella sacrestia per rimettere a posto la chiave. I demoni rimasero nascosti nel sotterraneo, lei lasciò la cattedrale e si diresse alla biblioteca comunale per cercare negli archivi del millennio precedente notizie sui sei antichi posseduti. Occorreva conoscere non solo i loro cognomi ma anche le notizie sulla deportazione delle famiglie.
La ricerca non era semplice, anche perché un incendio aveva distrutto una parte dell’archivio. Aveva perduto molto tempo, Angelika era in procinto di rinunciare quando il suo sguardo cadde su un vecchio volume “ Saggio di Ottone Wonder sugli indemoniati ”.
Le bastò leggere solo alcune pagine per capire che tra vari argomenti il libro trattava anche dei posseduti che cercava. La badessa doveva tornare al convento perché non voleva creare sospetti sulla sua assenza, nascose il volume sotto la veste e uscì dall’archivio.
Quando arrivò al convento, la notizia della morte del sacerdote l’aveva preceduta. Anche perché era il confessore del convento. Angelika chiese alle suore chiarimenti sull’evento:
– Ma quando è successo. Stamattina presto sono andata alla cattedrale e don Pietro era ancora vivo.
– All’ora della messa non c’era. L’hanno cercato e trovato nella cripta disteso a terra composto come la salma di un santo. – fu la risposta.
Nella sua stanza, dopo aver stabilito la giornata per le sue consorelle, si dedicò alla ricerca. Lesse alcuni capitoli del libro prima di trovare un indemoniato appartenuto a una famiglia vissuta nello stesso periodo della sua antenata badessa, da cui aveva ereditato il nome. I capitoli del libro non avevano una sequenza temporale, questo comportava ad Angelika una approfondita lettura. A metà volume, trovò anche notizie su una donna indemoniata femminile vissuta nello stesso periodo del primo indemoniato.
La prima traccia fu quella del giovane Ottone, affetto da una grave malattia mentale che lo aveva portato a commettere molti reati. I familiari furono accusati di aver coperto le malefatte e di averlo aiutato a seppellire il corpo di più donne da lui seviziate e uccise. Prima della deportazione il cognome della famiglia fu modificato per non lasciare traccia del passato di Ottone. Il cognome fu Rossette, dal “sapore” italiano.
Il secondo cognome, appartenente alla donna di nome Marika, era anch’esso stato modificato in Antonnazzo.
Le due famiglie erano state esiliate nello stesso giorno e, anche se non indicato con precisione, il luogo di destinazione era lo stesso: un piccolo paese in provincia di Trento.
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