Kalbosca, protetta da un mantello magico, è fuggita da un terribile passato. Dove per la presenza di maghi e streghe dai poteri molto efficaci non ha avuto vita facile. Decide di visitare il futuro.
Viaggiando nel tempo, scopre una collina completamente verde al centro di un’enorme città metallica.
Non conosce l’anno perché non possiede strumenti per determinarlo ma intuisce, dal suo tempo mentale, di essere intorno all’anno quattromila.
Preferisce una visita in incognito. Se il luogo è tranquillo ha il potere di traslocare il castello in pochi istanti.
Invisibile, scopre che la collina verde è un fitto bosco con alberi dall’enorme fusto cilindrico regolare e con la chioma formata da grandi foglie. Non ha mai visto foglie che hanno il lato inferiore marrone, come la terra che ricopre la collina. Il bosco è quasi al buio, la fitta vegetazione delle chiome, limita il passaggio della luce dal cielo color fucsia.
Un ronzio attrae la sua attenzione. Un essere, con le sembianze di una giovane donna, esce da un tronco che ruotando ha aperto un varco. Il suo corpo è ben visibile perché, nel bosco scuro, è luminescente. La donna ha un vestito aderente e luccicante, sembra di metallo. Ha anche un copricapo dello stesso colore marrone delle foglie a forma di casco, che emette un riflesso circolare verde.
Mentre osserva la donna, un altro essere simile esce dallo stesso varco del tronco che gira ma stranamente la chioma resta ferma.
Sono due donne giovani, hanno la pelle azzurra e gli occhi viola. Il colore verde inizia a lampeggiare mentre alcune foglie si staccano dai rami e si posano sui loro caschi.
Kalbosca, ancora invisibile, si trasforma in fanciulla dalla pelle azzurra e inizia a vestirsi copiando l’abito indossato dalle donne. Ma non ha il tempo di apparire alle due perché, in pochi secondi, le foglie sono assorbite dai copricapo e le donne spariscono in due tronchi diversi.
La strega, non più invisibile, con l’abito completato anche dal casco gira per il bosco. Il suo casco ha una strisce di stoffa verde e non attira foglie. In una radura nascosta dagli alberi, vede due esseri. Il primo, abbastanza umano, è di piccola statura e ha la pelle blu. Il secondo non ha sembianze umane, ha un corpo formato da solidi geometrici metallici.
Per scoprire qualcosa del posto, decide di avvicinare i due. Si sente protetta dall’immagine simile alle donne viste prima. Tra le sue doti, possiede quella di capire e parlare qualsiasi linguaggio.
Quando l’umano la vede dice: – ma tu che ci fai qui?
– Perché mi conosci?
Interviene l’essere metallico: – Sei fuggita? Sai bene che ti è permesso solo la ricarica. Non puoi girare nel condensatore energetico.
– Ma io non sono di questo posto, vengo da lontano. – pensa meglio fingere – Un evento cosmico mi ha trasportato sul vostro pianeta.
– Perché sei vestita come le nostre schiave?
– Ho incontrato nel bosco due fanciulle, due schiave, e ho copiato il vestito.
– Bosco? Cos’è il bosco? Come hai copiato l’abito?
– Quante domande! Risponderò dopo. Voi due chi siete?
– Il ragazzo è Athos, il terzo figlio del governatore. Io sono il suo istitutore.
Kalbosca si concentra sui due. Sente solo la mente del ragazzo. Non riceve nessun segnale dall’essere metallico.
– Ferma, non ti muovere. – è la voce che ode alle sue spalle.
Si gira e si accorge di essere circondata da altri esseri metallici diversi dall’istitutore del ragazzo. Sono più alti è intuisce che sono armati perché hanno in mano un cilindro metallico che lampeggia.
Il pericolo le è chiaro. Gli esseri metallici non sono condizionabili dal suo potere. Non perde tempo, si rende invisibile. Ritorna al castello ma non è sola, ha catturato in una nuvola magica il ragazzo blu.
Come ogni volta che torna, sono tutti ad attenderla nella sala del trono. Il ragazzo blu ha un gran successo tutti vorrebbero averlo “tra le mani” ma lei ordina: – È da tempo che la figlia del barone non ha amanti da seviziare. A lei consegno il giovane blu.
Felice della scelta Lucinda prende per mano il ragazzo che, ancora stordito dall’evento, la segue in silenzio.
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