Appena esco dal cubo, mi accorgo che il mio corpo ha cambiato aspetto, alcune parti non sono visibili, appaiono coperte da una luce bianca. Non capisco il perché, non sono uno scienziato. Saranno loro a scoprirlo. Potrebbe essere un fenomeno di rifrazione dovuta a una differenza dello spettro visibile del nuovo pianeta. La gravità sembra quella giusta anche se è la prima volta che la sento così forte.
Finalmente i miei piedi percepiscono il suolo, sensazione impossibile sul pianeta natio. Corro, salto e ritorno subito in contatto con il prato. Appena arrivato, nel mio modulo/alloggio mi girava la testa per la nuova sensazione. Doveva essere il sistema nervoso che si adattava alla deambulazione.
Devo esaminare bene il nuovo mondo. La relazione che mi è stata data alla partenza non approfondisce la natura del pianeta e delle specie viventi.
Sono uno dei tanti inviati in giro nell’universo per trovare un luogo adatto alla nostra esistenza. Quello che mi è stato assegnato ha una caratteristica molto essenziale: l’atmosfera è abbastanza simile alla nostra, ha solo una trascurabile differenza nel rapporto tra azoto e ossigeno. Durante il viaggio ho dovuto anche imparare il linguaggio più diffuso, non tanto per poter comunicare ma per approfondire la conoscenza dei popoli e delle istituzioni che li governano.
L’atterraggio non è stato semplice, l’astronave/madre è stata intercettata da un impianto di controllo dello spazio aereo terrestre e ha impiegato molto tempo per neutralizzarlo con uno schermo protettivo. Non devo avere contatti con gli umani, per questo sono in una zona periferica, circondato da vegetazione.
La differenza maggiore è nel tempo. Il mio pianeta ha una velocità di rotazione più veloce di un quarto rispetto a quello della Terra, dove sono stato inviato. Dovrò adattarmi a un giorno più lungo di sei ore. Ho regolato il mio contatempo, qui chiamato orologio, che mi dà ancora molte ore di luce per iniziare a visitare il posto intorno al mio cubo.
Ma ho avuto solo il tempo di istallare alcune antenne e guardare un po’ la vegetazione. Sono già stanco e accuso una leggera difficoltà respiratoria, la lunga giornata si fa sentire. Rientro nel cubo per il riposo.
Quando mi sveglio, esco fuori. Il cielo è stellato. Il corpo nella penombra cambia colore, diventa rosa e bianco. Ma ha le sue fattezze al completo, è ben visibile anche la cresta simbolo della nostra civiltà.
Continua con il secondo episodio (tra quindici giorni).
Apperò! Bellissimi disegni e inizio che incuriosisce. Bravo Dino 🙂
Pingback: Elenco racconti | disegnare da adulti